Cervello, processi quantistici e coscienza non locale
Neuroscienze e Cervello
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La coscienza è un epifenomeno del cervello o una trama intrinseca all'universo, governata da principi quantistici? Ecco cosa ne pensa il professor Stuart Hameroff
Carmen Di Muro - 14/07/2023
Etimologicamente il termine coscienza deriva dal latino consciens, participio presente di conscíre ovvero essere consapevole. La determinazione storica di questa facoltà è genericamente correlata con quella di una sfera dell’interiorità come campo specifico nel quale è possibile effettuare indagini che concernono l’ultima realtà dell’uomo e, assai spesso, ciò che in quest’ultima realtà si rivela: quell’intimo conoscimento che ciascuno ha dei suoi sentimenti ed azioni per il quale egli può fare esperienza di sé.
L'interpretazione standard della coscienza
Oggigiorno, il lavoro di ricerca sullo spettro della coscienza viene attuato partendo da ciò che è dimostrabile empiricamente e procede dal presupposto che la mente cosciente sia il risultato dell’attività biologica dei neuroni celebrali. La ragione di questo sta nel fatto che molti scienziati considerano la coscienza come un epifenomeno, ovvero come il prodotto manifesto macroscopico di numerosi processi elettrochimici che avvengono nel nostro cervello. Stando, quindi, al modello standard la coscienza emergerebbe dal complesso calcolo neuronale (la cui attitudine è vista in termini di impulsi neuronali e trasmissioni sinaptiche, equiparati a "bit" binari di calcolo digitale) che nasce durante l'evoluzione biologica come adattamento dei sistemi viventi, estrinseco alla composizione dell'universo.
Eppure la coscienza non è semplicemente il risultato di reazioni molecolari e di processi chimici, ma è il nucleo essenziale della natura, è sua essenza. La coscienza esiste al di fuori degli usuali vincoli dello spazio/tempo e sfugge alla tradizionale comprensione delle leggi della fisica classica. Essa è energia non locale e il suo campo d’azione non va concepito entro i confini del corpo fisico, ma al contrario, in modo esteso all’infinito.
La coscienza come trama intrinseca dell'universo
Ma in che modo il cervello produce la ricchezza dell'esperienza consapevole e di qualsiasi atto soggettivo? Le tradizioni spirituali e contemplative, e alcuni eminenti ricercatori moderni, considerano la coscienza intrinseca, "tessuta nella trama dell'universo".
Tale principio è ciò che anima le avveniristiche concettualizzazioni di “neurodinamica quantistica” di uno scienziato di fama mondiale, lo studioso americano Stuart Hameroff, il quale ha sviluppato negli ultimi 20 anni in sinergia con fisico britannico Sir Roger Penrose, una teoria rivoluzionaria chiamata “orchestrated objective reduction” (Orch OR).
Essa suggerisce che la coscienza nasca, in realtà, dalle vibrazioni quantistiche che avvengono nei polimeri proteici chiamati microtubuli all'interno dei neuroni del cervello, vibrazioni che controllano, "collassando" e risuonando su scala, i processi cerebrali, generando atti di coscienza, attraverso la connessione alle increspature di "ordine più profondo" nella geometria dello spazio-tempo.
La coscienza è più simile alla musica che al calcolo. E il cervello sembra più un'orchestra, un sistema di risonanza vibrazionale multi-scalare, che un computer. I modelli di informazione del cervello si ripetono su scale spazio-temporali in gerarchie simili ai frattali di reti neuronali, con risonanze e battiti di interferenza.
ll prof. Stuart Hameroff, oltre ad aver condotto per anni ricerche con il Premio Nobel per la Fisica Prof R. Penrose, è professore e direttore di anestesia e psicologia, nel Centro di studi sulla Coscienza dell'Università di Banner in Arizona, impegnato nello studio su come gli anestetici agiscono nei microtubuli per cancellare la coscienza, nonché di come l'ecografia transcranica potrebbe essere utilizzata in modo non invasivo per risuonare con i microtubuli cerebrali e trattare disturbi mentali, cognitivi e neurologici.
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