Bhom e Krishnamurti: scienza, filosofia e spiritualità
Emanuele Cangini - 01/01/2016
Un’amicizia appassionante e appassionata quella tra il “maestro-non maestro” Jiddu Krishnamurti (Madanapalle, 12 maggio 1895 ‒ Ojai, 18 febbraio 1986), come lui stesso amava definirsi, e il fisico-ricercatore-filosofo David Bohm (Wilkes-Barre, 20 dicembre 1917 ‒ Londra, 27 ottobre 1992).
Filosofo apolide il primo, che nella lucidità delle proprie asserzioni ha sempre rifiutato missioni salvifiche e illuminazioni pseudo-spirituali; scienziato e studioso il secondo, capace di produrre una idea nuova dell’Universo e delle forze che lo attraversano. Due uomini divisi e diversi per e da percorsi di vita e formazioni culturali, ma uniti e convergenti sull’interpretazione di tematiche eterne, quali coscienza, verità, realtà e illusione.
Gli approcci olistici al cervello
Prezioso connubio di intenti nel quale si affrontarono profonde riflessioni di natura filosofica, volte a creare una dimensione non tanto cognitiva, quanto esperienziale, del concetto di verità intesa come dimensione che si pone oltre il pensiero, oltre le argomentazioni, oltre le osservazioni. Non solo; gli approcci olistici applicati al cervello, prodotto della innovativa concezione olografica cerebrale di Bohm, trovano un parallelo con il concetto di insight (intuire in maniera creativa), processo tramite il quale ‒ ipotizzava Krishnamurti ‒ sarebbe stata possibile una sorta di rigenerazione neuronale. Neurogenesi che, se convalidata, dimostrerebbe la falsità dell'"immutabilità" del cervello, e aprirebbe per di più nuove frontiere, interpretative e metodologiche. Non solo; se il suddetto insight krishnamurtiano da una parte favoriva la neurogenesi, dall’altra creava le giuste condizioni di "terreno" per il processo di gestione olonomica delle informazioni attraverso schemi ondulatori di frequenza. Informazioni che sarebbero state “trasdotte” dal cervello in immagini tridimensionali attraverso l’applicazione di una metodica matematica denominata trasformata di Fourier (applicazione lineare di passaggio tra spazi di funzioni tramite integrale, uno degli strumenti matematici maggiormente utilizzati dalle scienze cosiddette "esatte").
[Da quanto emerso dai dialoghi tra i due e dalle diverse fonti consultate, non si evince nettamente dal punto di vista "tecnico" il processo tramite il quale l’insight favorirebbe la gestione informazionale olonomica del cervello sostenuta da Bohm.
Tra scienza e filosofia
«La verità è una terra senza sentieri»: frase celebre di Krishnamurti che credo riassuma alla perfezione tanto un sistema di valori quanto un atteggiamento di ricerca e indagine; se non esiste percorso che porti alla verità, poiché la stessa esula dalla rigida collocazione soggetto-oggetto, allora si attua una non-dualità che annulla ogni dialettica. La ricerca intesa come non-ricerca. Processo che si rispecchia fedelmente nella natura della critica di Bohm, il quale affermando che non esiste differenza tra osservatore e osservato, tra oggetto e soggetto, ricolloca su un piano dialettico diverso quello che la scienza newtoniana aveva sempre inteso e concepito in maniera distinta e differenziata.
Un’amicizia meravigliosa quella tra Bohm e Krishnamurti, capace di creare i presupposti pionieristici di un nuovo interloquire tra totale percezione e mirata specializzazione: dal maggio del 2012 è stato creato un apposito sito (http://bohmkrishnamurti.com) atto a facilitare chi volesse approfondire o estendere quanto condiviso tra i due pensatori e, magari, arricchirne i contenuti e le indagini.