La realtà dell’anima e la fisica quantistica secondo Fabio Marchesi
FABIO MARCHESI - 01/01/2016
Io sono un inventore, per cui sono attratto e affascinato da tutto ciò che è nuovo. Ho una repulsione spontanea verso le cose vecchie. Tutte le volte che incontro qualcuno che ha il coraggio di dire qualcosa che esce anche un pochino dagli schemi… per me è una grande gioia. Se poi siamo in un contesto in cui comunque si parla di medicina, allora la cosa è per me sempre molto interessante.
Che cos’è la medicina? La medicina è un settore della conoscenza che dovrebbe occuparsi delle malattie dell’uomo. Dovrebbe preoccuparsi di debellare, se vogliamo, le malattie dall’uomo.
Il problema qual è? Il problema nasce da un conflitto di interessi, nel senso che la medicina è comunque fatta da aziende che devono tutto il loro potere e tutta la loro ricchezza alla malattia. Questo è un paradosso: la medicina, in teoria, non ha alcun interesse ad avere una popolazione sana. Immaginiamo che domani ci fosse qualcuno che si inventa qualcosa grazie alla quale tutti guariscono, istantaneamente, da qualsiasi malattia possano avere. Sarebbe la più grave crisi economica mondiale che l’essere umano abbia mai affrontato in tutta la sua storia. E questo perché? Perché comunque la medicina ha dietro persone, società, aziende. Le industrie farmaceutiche pagano le tasse, hanno dipendenti, fanno pubblicità…
Il titolo di questo Convegno è “La Scienza incontra lo Spirito”. A questo riguardo nel 2000 ho scritto un libro, “La Fisica dell’Anima”, che mi ha portato, tra le altre cose, ad essere definito un “eretico”. Per me essere considerato un “eretico” è un complimento…
Quando parlo di Anima, automaticamente, in funzione di quali sono gli interlocutori, perdo in genere totalmente di credibilità; se invece di Anima, parlo di Campo di Informazioni non locali, già cambia qualcosa.
Quando si pronuncia il termine “Anima” si entra in genere in un campo, quello della Spiritualità che fa paura, fa paura soprattutto a chi si definisce “uomo di Scienza”. Il titolo del Convegno, dicevo, qual è? “La Scienza incontra lo Spirito”. Ma la Scienza ha fatto di tutto, dalle sue origini, per evitare di confrontarsi con lo Spirito. Ha fatto l’inimmaginabile.
La prima precisazione che vorrei fare è che quando si parla di Spiritualità, non si deve pensare che essere “Spirituali” significa confessarsi, andare in Chiesa la domenica mattina e fare la comunione. La Spiritualità è una cosa profondamente diversa. Le Chiese, le Religioni sono una cosa. La Spiritualità è un’altra cosa e può essere vissuta in modo autentico indipendentemente da esse.
Però se noi chiediamo all’uomo Spirituale da dove ha avuto origine tutto quello che esiste, qual è la risposta? Diciamo che a seconda del Dio, della Chiesa o della Religione in cui crede, ognuno farà riferimento al suo Dio, alla sua Chiesa, però la sostanza è che crede in qualcuno/qualcosa di superiore che ha creato tutto.
Se noi chiediamo ad un uomo di Scienza, che per definizione dovrebbe essere ateo, come ha avuto origine tutto, che cosa dice? Rifiuta ovviamente l’esistenza di un qualsiasi Dio, parla di una realtà priva di spazio, priva di tempo, priva di energia, priva di materia. Una realtà così è una cosa che non si riesce nemmeno a immaginare; una realtà in cui non c’è assolutamente niente... Uno si immagina uno spazio vuoto, ma non c’è neanche lo spazio. Quindi una realtà priva di spazio, di energia, di tempo, di materia dalla quale, grazie ad una “fluttuazione quantistica” chiamata poi “big bang”, ha avuto origine tutto.
Se parlo di una cosa e la chiamo Anima, si può pensare anche ad angeli, etc. Se parlo di un Campo di Informazione pura non locale, ci si chiede: “che cosa è?”. Se l’origine di tutto la si chiama “big bang” o creazione da parte di Dio, può cambiare la parola, ma il concetto è lo stesso. Ci vuole sicuramente una grande fantasia per poter pensare che una realtà priva di spazio, di tempo, di energia, di materia, così… per caso… da una “fluttuazione quantistica”… non ha avuto origine un fotone… no… ha avuto origine tutto lo spazio, tutto il tempo, tutta l’energia, tutta la materia che esiste nell’Universo.
Credere in questo richiede un grande atto di fede.
Ma gli uomini di Scienza sono sempre stati così disperatamente alla ricerca di un’origine non Spirituale, non divina della realtà, che sono stati capaci di inventarsi cose assurde, prive di qualsiasi fondamento di logica e inaccettabili da un punto di vista razionale.
Io credo inaccettabile ritenere che tutto abbia avuto origine da ciò che scientificamente è stato definito il “big bang”.
Tutti avete sentito parlare del principio di conservazione dell’energia. Un caposaldo della conoscenza scientifica. Dice che nell’Universo nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
Prendiamo un libro di Scienza. Da un parte ci dice che l’Universo ha avuto origine dal nulla. Dal nulla ha avuto origine il tutto… giri pagina: nell’Universo nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Non è uno il paradosso dell’altro? Non è uno la negazione dell’altro? E come la risolviamo questa cosa? Facciamo iniziare il tempo dopo il “big bang”, cioè concentriamo tutti i miracoli possibili e immaginabili al di fuori del tempo in modo che poi ci possiamo permettere il lusso di non credere più a nessun miracolo, e riuscire in questo modo a giustificare l’esistenza di tutto.
C’è un grandissimo scienziato, Ilya Prigogine, che per riuscire a giustificare la presenza della vita nell’Universo senza negare l’entropia (il Secondo Principio della Termodinamica secondo il quale, in sostanza, non sarebbe razionalmente possibile) si è inventato le “strutture dissipative” grazie alle quali ha ottenuto il Nobel nel 1977.
Il problema dello scienziato è sempre stato quello di cercare di evitare nel modo più assoluto di dover ricorrere a qualcosa di Spirituale, a qualcosa di Divino o a qualsiasi forma di conoscenza non “quantificabile” per poter spiegare qualsiasi cosa.
Quale è dunque l’Universo secondo la Scienza? E secondo il tipico scienziato ateo? È un Universo che tende al caos, al disordine, alla morte. Ci sono delle leggi che governano gli eventi e gli uomini sono lì che cercano di scoprire quali sono queste leggi per potere, grazie ad esse, prevedere lo sviluppo nel tempo dei fenomeni. E tutto quello che esiste, leggi comprese, dovrebbe essere semplicemente l’effetto del caso.
C’è una barzelletta che ho messo all’inizio, nell’ultimo libro che ho scritto, che ha un significato molto profondo: siamo di notte, c’è una strada, c’è un lampione e c’è una persona che sta cercando qualcosa alla luce di questo lampione. Arriva un’altra persona e gli chiede: “Ma ha perso qualcosa? Posso darle una mano a cercarla?”. “Sì, ho perso le chiavi di casa”. “Se vuole la aiuto a cercarle…”. “Sì, Grazie!”. Poi ne arriva un’altra e un’altra. Dopo un po’ sono una decina che cercano queste chiavi per terra alla luce di questo lampione. Ad un certo punto uno si rivolge a quello che aveva perso le chiavi e gli chiede: “Ma è sicuro di averle perse qua? Perché non le troviamo…”. “No, no… le ho perse più o meno là in fondo…”. “Ma allora perché le cerchiamo qua?”. “Perché qua ci vediamo!”.
Perché è paradossale questa cosa? È una barzelletta, però…
Non so se voi avete sentito parlare del Principio di Indeterminazione di Heisemberg. Un grande scienziato, allora sconosciuto, ha definito “Principio di Indeterminazione” un concetto fondamentale, che ha come sostanza il fatto che non si può separare l’osservatore dall’osservato. Che cosa significa? Che l’osservatore interferisce sull’osservato anche solo guardandolo. Quindi, se uno degli elementi delle condizioni fondamentali perché un fenomeno sia scientificamente accettabile è che sia osservabile (che sia quindi alla luce del lampione…), quello che osserviamo è diverso da quello che sarebbe stato se non lo avessimo osservato.
Tenete presente che nel momento in cui noi osserviamo qualcosa, la stiamo modificando, stiamo interferendo con la sua naturale condizione, solo osservandola.
Tutta la conoscenza scientifica moderna è basata sul concetto di osservabilità, una qualsiasi cosa o fenomeno è considerato reale se è osservabile, e se non è osservabile non è considerato reale. Questo è uno dei postulati. Ogni fenomeno deve essere osservabile, ripetibile, dimostrabile. Non è nemmeno sufficiente che sia osservabile, perché se io osservo una cosa, ma non sono in grado di ripetere o permettere ad altri di osservare la stessa cosa e non sono in grado di dare ad essa una spiegazione che abbia un senso (che rispetti quanto comunemente scientificamente è creduto) viene, non solo rifiutato da quella che è una visione scientifica della realtà, ma viene considerato un fenomeno non reale.
Quindi se una cosa sta sotto la luce del lampione, se è osservabile, se tutti possono osservarla, se è ripetibile, se la vedo oggi e la posso vedere anche domani, allora è considerata reale ed è considerata scientifica, altrimenti no.
Un altro aspetto fondamentale: a cosa serve la Scienza? Ci siamo dimenticati qual è il motivo per cui è nato questo desiderio da parte dell’uomo di spiegare, di giustificare, di interpretare, di conoscere la realtà intorno a lui?
Se consideriamo la storia della conoscenza umana, dalla filosofia antica in poi, ad un certo punto c’è un certo Cartesio che definisce un metodo, le basi fondamentali del metodo scientifico moderno. Ha definito delle massime che poi sono state prese come riferimento assoluto su cui è stato costruito il metodo di indagine scientifica moderna. Una di queste dice che non puoi accettare una cosa se non è evidente, oltre a qualsiasi dubbio, che quella cosa sia reale.
Sembra una cosa di una grande severità, ma chi cita Cartesio per giustificare il metodo scientifico moderno, non sa che le prime cose su cui Cartesio ha applicato il suo metodo per dimostrarne l’esistenza sono state Dio e l’Anima. Non lo sto inventando io adesso, leggete il suo testo “Discorsi sul metodo”, un librettino che si legge benissimo in una serata. “Discorsi sul metodo di Cartesio”, di Renè Descartes. Scoprirete che prima definisce il metodo, poi una morale che deve essere utilizzata nell’applicazione del metodo. E per cosa ha usato, innanzitutto, questo metodo e questa morale? Per dimostrare l’esistenza di Dio e dell’Anima.
Potremmo quindi sostenere che il suo metodo è stato frainteso, che è forse stato interpretato in un modo eccessivamente rigido, oltre quanto lui stesso intendesse. Ma la svolta decisiva è stata fatta poco dopo Bacone. In che modo? Cosa ha detto o fatto? Egli ha spiegato e definito a cosa serve la conoscenza scientifica. Sapete a cosa serve, quale è il suo vero scopo? A dare un senso all’esistenza dell’uomo? A trovare risposte ai perché che lo assillano? No! Serve semplicemente a produrre utilità pratica. Non ha nessun’altra ambizione (magari ci prova ogni tanto…). La Scienza ha come fine ultimo produrre utilità pratica, per fare telefonini, televisori, computer, frigoriferi, automobili… è fantastica! La Scienza è perfetta per questo. Scienza e tecnologia servono solo per produrre utilità pratica, qualsiasi altra cosa esce dalla sua “competenza”.
Personalmente ritengo il “big bang” non solo un insulto all’intelligenza, ma anche, con l’entropia dell’universo, il Secondo Principio della Termodinamica, un crimine ai danni dell’Umanità.
Lo scienziato che entra nel ruolo dello scienziato “canonico”, cerca di spiegare le cose, di osservarle, di ripeterle, di dimostrarle, non può nemmeno prendere in considerazione il fatto che le cose che osserva possano avere una parte di sé che non è osservabile, anche se è quella che permette loro di esistere.
Quindi se lo Spirito non è per sua natura osservabile, lo scienziato è già tagliato fuori, nel senso che non può nemmeno prenderlo in considerazione; infatti il metodo scientifico parte dal presupposto che ogni cosa se è reale deve essere osservabile. Non possiamo prendercela con il metodo scientifico che per produrre utilità è perfetto!
Se consideriamo i progressi che ci sono stati anche solo negli ultimi 50 anni sono impressionanti, non ci si rende conto perché di generazione in generazione ci si dimentica o non si ricorda come vivevano i propri genitori o nonni, c’è un progresso tecnologico-scientifico che ha una velocità altissima. Da cosa è dovuto questo progresso tecnologico-scientifico? Qual è l’elemento fondamentale che lo caratterizza?
L’approccio scientifico, pur essendo limitato da tutta una serie di condizioni, ha un grande vantaggio rispetto, ad esempio, alle Religioni e alle Chiese. Qual è?
Che di fronte all’evidenza – comunque con grandi resistenze, con grande fatica, con grandi guerre, lotte, con gente che può anche venire uccisa pur di impedirle di produrre cambiamenti – la Scienza accetta il cambiamento quando è dimostrato in modo inequivocabile che quella cosa o quel fenomeno, nuovo, diverso da quanto creduto in precedenza, è osservabile, ripetibile e dimostrabile.
Galileo, quando ha cercato di dimostrare al Papa che la Terra non è al centro dell’Universo come è scritto nella Bibbia, ha dovuto abiurare, ha accettato di ammettere di essersi sbagliato anche se aveva ragione, pur di salvare la sua vita e non introdurre un cambiamento in quanto era comunemente creduto. Ma le bugie hanno la gambe corte…
Giordano Bruno, invece, non ha voluto ammettere di essersi “sbagliato”, ha preferito essere bruciato vivo pur di non negare la verità, pur di non negare se stesso… Molta gente è stata condannata…
La più grande rivoluzione che è avvenuta nella conoscenza umana è avvenuta tra il 1900 ed il 1930 con la nascita e lo sviluppo della Fisica Quantistica. Una rivoluzione veramente profonda… Con la Fisica Quantistica, l’uomo, la Scienza, hanno toccato direttamente con mano la Spiritualità. È entrato a fare parte della realtà umana, in un modo scientifico, un concetto di Spiritualità profonda. Però cosa è stato fatto?
L’uomo si è talmente spaventato delle implicazioni della Fisica Quantistica, che ha deciso che tutto quello che ha scoperto a tal proposito riguardasse solo l’infinitamente piccolo, non l’esperienza su scala umana: se ci sono due fotoni capaci di fenomeni telepatici nello spazio-tempo, è un problema che si è fatto sì che riguardasse solo i fotoni e si continua a voler credere che gli uomini non ne sono capaci.
Tornando al concetto di Scienza, ognuno di noi ha un’interpretazione della realtà che dipende sostanzialmente dall’esperienza che ha della realtà e dalla percezione che ha della realtà. Quindi noi vediamo il mondo intorno a noi grazie a cosa? Grazie ad un cervello che si inventa tutto.
In sintesi voi sapete che io vi vedo e che voi mi vedete. Ma cos’è che io vedo? Vedo voi per quello che siete realmente?
Se prendete un libro di Fisica Quantistica potete scoprire com’è fatta la materia, gli atomi… un nucleo… gli elettroni. Scoprite che, in pratica, gli atomi sono fatti di spazi vuoti e che queste particelle subatomiche che dovrebbero costituire gli atomi, in realtà non sono particelle, ma sono onde; quindi la deduzione è che se io dovessi valutare com’è la realtà, da come si conosce che sia, io non sono quello che vedo ma piuttosto “un nulla che si muove stabilmente nel nulla”.
Com’è possibile che io veda voi? Perché il mio cervello si inventa tutto. Ci sono dei fotoni, onde elettromagnetiche prodotte dalle lampadine che arrivano su di voi, alcune vengono assorbite, alcune deviate, altre vengono rimbalzate… quando arrivano nel mio occhio tutti questi fotoni che in qualche modo hanno interagito con voi, vengono trasformati in segnali elettrobiochimici che fanno tutto un percorso e arrivano qua dietro, in quella parte del cervello che si inventa tutto: colori, forme, movimenti, prospettive… sulla base di cosa? Di sole onde… elettromagnetiche.
L’olfatto, l’udito… anche lì ci sono delle molecole con cui interagiamo e che vengono “trasformate” in segnali elettrobiochimici interpretati. Ognuno di noi che idea ha della realtà, che idea si fa della realtà? Ha dei sensi che in qualche modo percepiscono qualcosa di quello che succede intorno. Ha un cervello che trasforma quello che viene percepito in informazioni gestibili perché giudicabili, interpretabili razionalmente dal cervello.
La mente giudica continuamente tutto e lo fa sulla base di cosa? Sulla base di un meccanismo semplicissimo. Associazione e confronti. Io ho una memoria… ogni volta che vedo qualche cosa all’esterno di me, per poter esprimere un giudizio vado a confrontare quella cosa con informazioni derivate dal mio passato… il mio, che è solo mio… il tuo, invece, è solo il tuo…
Non possono esistere due persone che hanno vissuto delle stesse esperienze nello stesso modo, per questo ognuno ha la visione non solo limitata, ma profondamente distorta della realtà.
Una visione che è perfetta per riconoscere una minaccia, ma è scarsamente efficace nel riconoscere nuove opportunità. Se arriva una tigre che è scappata dallo zoo (tutti abbiamo visto dei documentari con tigri che attaccano altri animali, anche più grossi di loro) sappiamo che la tigre ci può mangiare, e quindi cosa facciamo? O attacchiamo o scappiamo. Ma se un bambino appena nato vedesse una tigre, magari nella sua esperienza c’è un gattino che ha accarezzato e gli ha fatto le fusa, se vede la tigre potrebbe pensare che sia un gattino più grande e potrebbe andargli incontro per giocarci…
Ognuno è “vittima” di ciò che crede e ciò che crede deriva dal suo passato. Se andassimo da un pesce, immaginiamo che ci sia un pesce parlante che vive nelle profondità marine, a cui domandare: “senti, ma tu cosa pensi che sia il fuoco?”. Cosa ci risponderebbe il pesce parlante?
Ci direbbe: “È una leggenda metropolitana. Ci sono dei pazzi visionari che sostengono che esiste, ma non so… si saranno drogati o bevuti qualcosa di strano per poter pensare che esista il fuoco…”.
Quale è il concetto? Che per il pesce il fuoco è qualcosa che non può appartenere alla sua esperienza perché sott’acqua il fuoco non c’è e quindi non crede sia una cosa reale. Magari c’è qualche pesce, considerato “pazzo visionario” che ha visto un’eruzione vulcanica sott’acqua… ha visto qualcosa di incandescente ed è andato a raccontarlo agli altri, che gli hanno dato
del pazzo.
Ognuno di noi si convince, quando si fa un’idea, che quella sia un’idea sua. Ma se io vi chiedessi quanti di voi ammettono di essere condizionati dalla pubblicità, nessuno lo ammetterebbe. “Figuriamoci se io compro un detersivo perché l’ho visto in pubblicità… figuriamoci se compro quello yogurt solo perché ho visto la pubblicità”. Ma ci sono aziende che investono enormi
cifre in pubblicità, nonostante il 99% della gente creda di non essere condizionata dalla pubblicità.
Riguardo alla Spiritualità tu cosa credi? Che basti credere di essere atei per non esserne “condizionati”? Ma distinguiamo tra Spiritualità e religioni con le loro chiese. C’è gente che semplicemente per il fatto di ritenersi atea pensa di avere risolto il problema della Spiritualità. Ma noi, tutti, subiamo condizionamenti continui, costanti, profondi, sottili, possono anche essere
condizionamenti entusiasmanti, ma in genere sono volti ad indebolirci. Quale è il problema in questo? Che noi crediamo di fare scelte sulla base di nostre idee senza nemmeno sapere quanta influenza esterna abbiamo avuto per arrivare ad avere quelle idee.
Tutta la conferenza può essere vista sul dvd "la scienza incontra lo spirito"