Il numero di Avogadro
Emanuele Cangini - 01/01/2016
Avogadro, con geniale intuizione, riuscì a conciliare la teoria daltoniana con i risultati di Gay-Lussac, introducendo nell’ipotesi di Dalton un fattore correttivo, una modifica apparentemente piccola, ma fondamentale: è sufficiente sostituire alla parola “atomi” il termine “molecole” e ammettere, inoltre, che la molecola di un elemento possa contenere più atomi. Al tempo, i termini molecole e atomi erano utilizzati indistintamente al fine del descrivere la materia allo stato di divisione ultima non più differenziabile. Amedeo opera in questo senso una distinzione, chiamando gli atomi “molecole elementari” e le molecole “molecole costituenti”, secondo che si tratti di elementi o composti. Ne derivava che se, oltre a operare la suddetta sostituzione, si ammetteva che la molecola costituente degli elementi gassosi fosse formata da due molecole elementari, tutte le difficoltà venivano in tal modo appianate. Nel 1814 tali concetti furono ribaditi e formalizzati in una memoria, pubblicata sempre sulla testata giornalistica «Journal de Physique, d’Histoire naturelle et des Arts»:
«Volumi eguali di sostanze gassose, a eguali temperatura e pressione, rappresentano lo stesso numero di molecole, di modo che le densità dei diversi gas sono la misura delle masse delle loro molecole e i rapporti dei volumi nelle combinazioni fra gas altro non sono che i rapporti fra i numeri di molecole che si combinano per formare molecole composte».
L’ipotesi di Avogadro rimase pressoché ignorata e, sovente, non compresa appieno per più di mezzo secolo, nonostante il suo autore avesse cercato a più riprese di ricalcarne le implicazioni e favorirne la diffusione per mezzo di accorati appelli a riviste nazionali e d’oltralpe. Purtroppo, in quella precisa parentesi storica, l’Italia si collocava in una posizione nettamente periferica rispetto al fuoco del ciclone del mondo scientifico, posizione a tal punto sfavorita dal relegare le riviste scientifiche italiane a posizioni nettamente subalterne nelle letture, rispetto a quelle europee. Fra il 1837 e il 1841 furono pubblicati a Torino i quattro volumi della Fisica de’ corpi ponderabili ossia Trattato della costituzione generale de’ corpi. In essi, più di 1000 pagine l’uno, viene proposta una suddivisione della fisica in generale e speciale: della prima fa parte anche la chimica. Vi viene trattata quasi esclusivamente la costituzione della materia. Dovranno passare però vent’anni prima che Cannizzaro ne dimostri la necessità per una corretta formulazione della teoria atomica. Nel 1857, al primo anniversario della morte di Avogadro, fu eretto un busto in suo onore presso la sede del dipartimento dell’Università di Torino.
Sotto il segno del “Leone”
Era del Leone Avogadro: aveva intuito la differenza tra molecole e atomi, i secondi contenuti nelle prime. Come i pianeti del sistema solare gravitavano all’interno di una galassia, ora gli atomi erano concepiti all’interno di una struttura contenitiva che ne rivoluzionava le leggi di aggregazione nel modo del visibile fenomenico. Come gli appartenenti al segno, non era mai domo, nemmeno in un contesto di difficile fruibilità pubblica di materiale scientifico e non propizio clima di consenso teorico. Ma Amedeo era tosto, a tal punto da non mollare la presa, remando controcorrente, a testa bassa, forte delle proprie convinzioni teoriche. In questo era veramente un degno ed esemplare rappresentante della tipologia leonina, con quel sole governatore che non concede dubbi, esitazioni e tentennamenti. Fu peraltro piuttosto longevo per i canoni dell’epoca, caratteristica, la longevità, che ben si confà ai segni di fuoco: tant’è che, solamente nel 1856, alla veneranda età di 80 anni, Amedeo abbandonò le spoglie mortali, a Torino, per poi venire seppellito presso il cimitero di Quaregna.