La Teoria dell'Ordine Universale dell'ingegner Keshe: verità o fantascienza?
Luigi Maxmilian Caligiuri - 01/01/2016
La più grande sfida della fisica moderna è rappresentata dalla formulazione di una possibile “Teoria del Tutto”, ossia di un unico modello in grado di spiegare l’origine delle forze fondamentali della Natura e la totalità dei processi che avvengono nell’Universo. Al panorama delle più “quotate” e ufficialmente “riconosciute” candidate se ne aggiunge, negli ultimi anni, una in particolare, tanto “eretica” quanto affascinante, elaborata da Mehran Tavakoli Keshe. Scopriamone le principali caratteristiche, analizzandone criticamente i presupposti, le conseguenze e le possibili applicazioni.
Introduzione
La spiegazione dell’origine dell’Universo e delle forze che lo governano rappresenta, sin dagli albori della civiltà umana, senza dubbio il confine ultimo della scienza moderna. In questa direzione, specialmente negli ultimi decenni numerose teorie scientifiche e pseudoscientifiche sono state proposte quali possibili “Teorie del Tutto” (TOE), ossia schemi concettuali e modelli fisico-matematici in grado di descrivere l’origine di tutte le forze fondamentali della Natura e i fenomeni che, a diverse scale spazio-temporali, avvengono nell’Universo o negli universi che costituiscono la Realtà ultima. In questo senso l’ancora sostanzialmente incompiuta unificazione tra le due più importanti teorie fisiche finora elaborate dall’uomo, la Meccanica Quantistica (QM) e la Relatività Generale (GR), pone un serio ostacolo alla realizzabilità di tale ambizioso e complesso progetto. Tale inconciliabilità affonda le sue radici nei presupposti ontologici e metodologici delle due teorie ed è, in un certo senso, legata alla dicotomia tra i concetti di campo e particella, due entità che, per garantire la validità delle teorie fisiche oggi comunemente accettate, devono potersi tuttavia in qualche modo convertire l’una nell’altra e viceversa nelle opportune condizioni. Il problema è talmente importante da aver spinto, di recente, molti fisici, soprattutto quelli caratterizzati dallo spirito più indipendente e meno condizionato dalla cieca “obbedienza” ai preconcetti dell’accademia burocratizzata, a porsi la fatidica domanda: la realtà, al suo livello più elementare, è composta da particelle, da campi o da qualche altra entità non esclusivamente riconducibile alle altre due categorie? Tra le ipotesi più eretiche e affascinanti, perlomeno su un piano concettuale e qualitativo, si colloca la controversa teoria elaborata, negli ultimi anni, dall’ingegnere nucleare iraniano Mehran Tavakoli Keshe. Questa è sostanzialmente riassunta in tre volumi, intitolati “The Universal Order of Creation of Matter” [1] (L’Ordine Universale della Creazione della Materia), “The Structure of Light” [2] (La Struttura della Luce) e “The Origin of the Universe” [3] (L’Origine dell’Universo). Finalizzata al sostegno, alla promozione, allo sviluppo e all’applicazione, nei più svariati settori (dalla produzione dell’energia alla scienza dei materiali, dalle applicazioni in medicina a quelle aerospaziali, alle telecomunicazioni e altro ancora), della teoria in essi esposta, è sorta anche una fondazione senza fini di lucro, la Fondazione Keshe [4].
Ma su quali ipotesi si basa tale teoria e, soprattutto, come questa può essere valutata rispetto ai requisiti minimi che esigiamo oggi debbano valere per una teoria che possa dirsi propriamente scientifica?
L’ordine universale della creazione della materia
L’ipotesi fondamentale della teoria di Keshe consiste nell’interpretazione dell’Universo come risultato della progressiva costruzione di sistemi di plasma, il cui concetto è completamente diverso da quello correntemente assunto (ossia sostanzialmente uno stato dinamico di protoni) e rappresenta, invece, entità denominate “plasmatic magnetic fields” (pmtics), intese come aggregati di campi magnetici dinamici elementari, composti da “raggi” ossia da singole forze magnetiche, di intensità tra loro confrontabili (fig. 1).
In tal modo le unità fondamentali dell’universo, ossia le autentiche “particelle elementari”, non sarebbero più quarks e i leptoni, ma campi magnetici e le loro interazioni, dalle quali avrebbero origine tutti i fenomeni che si manifestano nell’universo.
L’interazione di pmtics determinerebbe, infatti, oltre alla formazione dei campi magnetici (Magnetic Fields) delle diverse entità esistenti nell’Universo, anche il campo gravitazionale e le tre componenti fondamentali del plasma elementare (identificati dall’iniziale maiuscola): la “Materia” (Matter), “l’Antimateria” (Antimatter) e la “Materia Oscura” (Dark Matter). In tal modo il processo di creazione della materia avrebbe origine esclusivamente e semplicemente dall’aggregazione plasmatica di pmtics (e quindi senza chiamare in causa condizioni speciali o eventi particolari quali il Big Bang) presenti nel vuoto eterno del reale Universo (“Unicos”).
Uno degli aspetti più interessanti della teoria di Keshe riguarda proprio l’origine del campo gravitazionale che non viene spiegato considerando complessi modelli geometro-dinamici (quali la GR) o la teoria quantistica di campo (come quella che suppone l’esistenza, mai dimostrata, del gravitone) ma semplicemente attraverso l’interazione magnetica. In verità, lungi dall’essere considerata frutto di pura fantasia, tale ipotesi potrebbe essere tutt’altro che remota, dal momento che, come forse non tutti sanno, le analogie, quanto meno a livello macroscopico, tra l’espressione della forza d’interazione gravitazionale tra masse puntiformi e quella tra poli magnetici sono rimarchevoli e certamente non casuali e potrebbero essere la spia di una più profonda e fondamentale simmetria tra i due tipi di forza. Nell’universo ipotizzato da Keshe, infatti, il campo Magnetico di un oggetto esteso e il campo gravitazionale dello stesso oggetto non possono esistere l’uno indipendentemente dall’altro e sono generati simultaneamente, dando origine a delle entità uniche denominate MAGRAVS (MAgnetic and GRAVitational fieldS, ossia campi magnetici e gravitazionali). Entrambi i campi, infatti, sarebbero riconducibili alla stessa interazione, quella magnetica che, in corrispondenza alla particolare configurazione dei poli magnetici dei pmtics dei due corpi interagenti in cui i rispettivi pmtics assumono globalmente polarità opposta (uguale) gli uni rispetto agli altri, diventerebbe complessivamente attrattiva (repulsiva), manifestandosi quindi come campo gravitazionale (campo magnetico), così come avviene tra poli magnetici opposti (uguali) di due semplici calamite.
CONTINUA LA LETTURA su Scienza e Conoscenza n. 46!
Nell'articolo integrale troverai:
- la struttura della luce
- alcune delle numerose possibili applicazioni della teoria di Keshe
- fusione nucleare e “free-energy”
- produzione di cibo e materiali
- applicazioni in campo medico
- teletrasporto e comunicazione “istantanea”
- considerazioni conclusive: scienza o illusione?