Emilio Del Giudice: un infinito vuoto per la futura scienza
Roberto Germano - 01/01/2016
Quando vi separate dall’amico non rattristatevi: La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, così come per lo scalatore la montagna appare più chiara dalla pianura.
Khalil Gibran, Il Profeta
Il 31 Gennaio 2014 Emilio Del Giudice (Prigogine Medal 2009) ci ha lasciati.
Proverò qui a tratteggiare molto brevemente la vita scientifica e filosofica di Emilio Del Giudice per chi non l’avesse conosciuto. In questi quasi 20 anni in cui ho avuto la fortuna di condividere l’amicizia di Emilio, non credo proprio di aver mai ipotizzato di dover pensare a lui come a qualcosa che non è più, e infatti, anche ora che Emilio ci ha lasciati, questo non accade. Emilio, infatti, entusiasmava col suo senso di un gioioso eterno presente. E ancora continua a farlo.
Una vita per la ricerca
Emilio Del Giudice, per motivi principalmente filosofici, si laurea in Fisica a Napoli all’inizio degli anni Sessanta del XX secolo. Appena laureato, prende contatto con il mondo della ricerca, ma viene profondamente deluso dall’eccesso di tecnicismo che tende a coprire gli aspetti concettuali. Una volta Emilio disse: “Ma è mai possibile che non parlano come mangiano?”.
Perché mai utilizzare un enorme apparato formale anche per esprimere dei concetti semplicissimi? La meccanica quantistica davvero aveva implicazioni solo nell’infinitamente piccolo, e non con le cose che tocchiamo tutti i giorni e coi sistemi viventi?
Negli anni Settanta Emilio Del Giudice è attivo nelle agitazioni politico-sociali che caratterizzano quel periodo, e comprende che la scienza di una certa epoca ha sempre strette relazioni con i sogni, le aspirazioni, le velleità delle persone, e che i periodi di avanzamento scientifico coincidono con importanti tensioni e rivoluzioni sociali, con scienziati di valore sia sul fronte dei rivoluzionari che dei reazionari, perché gli occhi di tutti sono più pronti a vedere.
Ricercatore INFN presso la Sezione di Milano dal 1976 ai giorni nostri, Emilio Del Giudice è stato visiting scientist prima al MIT di Cambridge, Mass. (USA) al Center for Theoretical Physics dal '69 al '72, dove ha lavorato con Sergio Fubini, e poi dal ‘74 al ’76 al Niels Bohr Institute di Copenhagen.
In seguito – dopo queste sue prime ricerche nell’ambito della fisica delle particelle elementari – Emilio preferì dedicarsi a ricerche di biofisica (avendo come maestro il grande Herbert Fröhlich), per approfondire le sue fondamentali domande filosofiche: come fa la materia a sviluppare una dinamica psichica? Cioè, come emerge la fisica della materia vivente?
In seguito, negli anni ’80 del '900, Emilio Del Giudice incontra il mai dimenticato Giuliano Preparata, fisico nucleare da poco trasferitosi a Milano, con cui ha avuto una fruttuosissima collaborazione, interrottasi nel 2000 con la prematura scomparsa di Preparata. Dei primi anni del XXI secolo è rimasto il segno della collaborazione di Emilio col premio Nobel per le Medicina Luc Montagnier.
Nell'articolo integrale si parla di:
- la questione della materia inerte
- il contributo alla conoscenza dell'acqua liquida
- l'acqua coerente
- l'eredità di Emilio: la ricerca italiana sull'acqua