La fisica del XX secolo: Da Tesla a Bohm, dall’Entanglement alla Sincronicità
Scienza e Fisica Quantistica
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Abbiamo intervistato il fisico Massimo Teodorani, alla luce di una nuova edizione dei suoi libri più amati, editi da Gruppo Editoriale Macro.
Ricercatore e appassionato divulgatore Massimo Teodorani ha conseguito il Ph.D. in astrofisica. Ha svolto ricerche nel campo delle stelle eruttive di vario tipo, dei pianeti extrasolari e del Progetto SETI. Si occupa tuttora di ricerche sulla fisica dei fenomeni atmosferici anomali, ed è divulgatore scientifico.
Redazione - Scienza e Conoscenza - 05/04/2021
Dottor Teodorani su cosa è concentrata la sua attività di ricerca nel corso degli ultimi anni?
Per un buon numero di anni mi sono occupato di ricerca astrofisica, soprattutto nel campo della fisica stellare delle alte energie. Allo stato attuale, da diversi anni, in collaborazione con colleghi di altre nazioni, sto mettendo a punto progetti di ricerca molto dettagliati mirati a studiare fenomeni luminosi anomali atmosferici utilizzando gli stessi metodi che si usano in astrofisica e che, se avremo fortuna, si avvarranno di una piattaforma automatica di misurazione. Nel contempo continuo a dedicarmi alla divulgazione scientifica sia tramite libri e articoli, sia tramite seminari e conferenze.
Quale scintilla si è accesa dentro di lei da ragazzo portandola verso lo studio della fisica?
La mia passione per le scienze fisiche non è nata all’improvviso, ma è stata e rimane una scintilla continua. Da ragazzo ciò che mi spinse a studiare astronomia all’università (è un tipo di laurea in fisica particolarmente indirizzato) fu in parte l’attitudine alla matematica e al ragionamento e in parte (soprattutto) una fortissima spinta all’esplorazione.
Cosa l’ha affascinata della figura di Tesla tanto da dedicargli un libro?
Come nel caso di altri scienziati e tecnologi di genio, mi affascinava soprattutto la sua mente, ovvero la sua capacità di sviluppare idee che lui riusciva a convertire immediatamente in applicazioni pratiche, ma anche la sua pressoché totale indipendenza di pensiero e amore smisurato per la conoscenza.
Quali sono state a suo avviso le sue invenzioni più eclatanti?
Non ci sono dubbi che la sua invenzione della corrente alternata – nata dal suo famoso motore a induzione e relativa bobina – abbia rivoluzionato il mondo intero, proprio per la sua capacità di trasportare energia a grandi distanze e senza perdite.
Ancora oggi utilizziamo molto efficientemente questo sistema. Pertanto ritengo che quella della corrente alternata sia stata la sua invenzione più importante, per via dell’enorme impatto che ha avuto nella nostra società. In realtà dopo questa Tesla fece moltissime altre invenzioni, molte delle quali di grande utilizzo pratico. Quelli che elenco qui, sono solo alcuni esempi tra le più importanti invenzioni: le lampadine a fluorescenza, i circuiti elettrici sintonizzati, la radio, il radar, la radiografia a raggi X, il tubo catodico, il tachimetro, l’iniettore elettrico, il battello radiocomandato, le porte logiche e la robotica, la turbina senza pale, il risonatore meccanico, l’aereo a decollo verticale, la macchina elettroterapica e, naturalmente, il suo trasmettitore ad amplificazione, che rappresenta la sua invenzione più spettacolare. Molte di queste invenzioni hanno reso possibili tecnologie che utilizziamo correntemente ai giorni nostri.
Tesla ha la fama di essere stato un genio estroso e ribelle, poco amato dalla scienza accademica: come mai i suoi colleghi non lo vedevano di buon occhio?
I suoi colleghi accademici non lo accettavano per la semplice ragione che lui non sottoponeva mai le sue invenzioni alla loro revisione, come si usa nell’ambiente scientifico, appunto al fine di convalidarle o rigettarle. E avevano assolutamente ragione.
Infatti questo atteggiamento autarchico di Tesla fu il suo più grande difetto e probabilmente il fattore che ritardò la realizzazione di certi suoi progetti e la non realizzazione di altri. Un’altra ragione era che Tesla, fatta eccezione per i quaderni personali di appunti, non pubblicava mai lavori tecnici a supporto delle sue invenzioni.
In tal modo non c’era modo di condividere le sue ricerche con i colleghi nel suo ramo. Il metodo scientifico richiede che chiunque altro nelle stesse condizioni sperimentali debba ottenere gli stessi risultati, affinché certe invenzioni possano essere realmente accettate e riprodotte. Eppure lui riuscì lo stesso a realizzare in termini pratici molti dei suoi progetti, come la storia ben insegna. [continua...]
Troverai l'intervista completa a Massimo Teodorani su Scienza e Conoscenza n. 75
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