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Marie Curie: una donna tra i pilasti della scienza

Scienza e Fisica Quantistica

Marie Curie: una donna tra i pilasti della scienza

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Marie Curie: una donna tra i pilasti della scienza

L’11 febbraio si celebra la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza, istituita dalle Nazioni Unite per ricordare il ruolo delle donne, spesso bistrattato e tenuto ai margini, nel progresso scientifico. Tra le figure più straordinarie di tutti i tempi, Marie Curie, la prima donna a ricevere un Premio Nobel e l’unica a vincerne due in discipline diverse: fisica e chimica.


Francesca Lanza - 06/02/2025

Un'immagine che racconta un’epoca

Nel 1927, Bruxelles ospitò il Congresso Solvay, un evento che riunì le menti più brillanti della fisica per discutere le nuove frontiere della meccanica quantistica. Tra i partecipanti vi erano luminari come Albert Einstein, Niels Bohr e Max Planck...un’unica donna si distingueva in prima fila, un'unica madre tra i tanti padri della scienza: Marie Curie. La sua presenza non era un caso, ma il frutto di una carriera eccezionale e del suo instancabile contributo alla ricerca scientifica, inun'epoca in cui le donne faticavano ad accedere al mondo accademico

 

La storia di una scienziata straordinaria

Nata nel 1867 a Varsavia, Marie Curie crebbe in una Polonia sotto il dominio russo, dove alle donne era vietato accedere all’istruzione universitaria. Determinata a perseguire la sua passione per la scienza, si iscrisse alla Flying University, un'istituzione clandestina che permetteva alle donne di studiare. Per poter proseguire il suo percorso accademico, lavorò come governante per diversi anni, inviando parte del suo stipendio alla sorella, che studiava medicina a Parigi. Solo più tardi riuscì a trasferirsi nella capitale francese, dove si laureò in fisica e matematica alla Sorbona, distinguendosi per il suo straordinario talento e la sua dedizione instancabile. Qui iniziò le sue ricerche sulla radioattività, collaborando con Pierre Curie, con il quale non solo condivise una visione scientifica innovativa, ma costruì anche una solida partnership nella vita e nel lavoro.

Nel 1903, divenne la prima donna a ricevere un Premio Nobel, condividendo quello per la Fisica con Pierre Curie e Henri Becquerel per i loro studi sulla radioattività. Si racconta che quando, alla consegna del primo Nobel, qualcuno le chiese: “Madame Curie, com'è vivere con un genio?”, la sua risposta fu: “Non lo so. Chiedetelo a mio marito!”

Il riconoscimento, tuttavia, non le venne inizialmente attribuito: fu solo grazie all'insistenza di Pierre che il comitato del Nobel incluse il suo nome tra i vincitori. Otto anni dopo, nel 1911, vinse il Premio Nobel per la Chimica, questa volta da sola, per la scoperta degli elementi polonio e radio.

Nonostante i suoi successi, dovette affrontare numerosi attacchi da parte della stampa e della comunità scientifica, che spesso cercavano di sminuire il suo contributo in quanto donna.

L’impatto della radioattività e il sacrificio personale

L’approfondimento delle proprietà della radioattività pose le basi per numerose applicazioni in fisica e medicina, ma l’esposizione prolungata ai materiali radioattivi ebbe gravi conseguenze per la sua salute. Nel 1934, morì a causa di una grave anemia aplastica, una condizione legata all’assorbimento prolungato di radiazioni ionizzanti.

Il suo contributo venne riconosciuto anche dopo la sua morte: nel 1995, il suo corpo fu trasferito nel Pantheon di Parigi, rendendola la prima donna a ricevere tale onore per meriti scientifici. A causa della contaminazione radioattiva, la sua bara fu sigillata in una cassa di piombo, un simbolo del rischio legato al suo lavoro e dell’impatto duraturo delle sue scoperte.

Donne e scienza oggi: un percorso ancora in salita

Dopo Marie Curie, molte altre donne hanno lasciato un segno indelebile nella storia della scienza. Rosalind Franklin, con i suoi studi sulla struttura del DNA, Dorothy Crowfoot Hodgkin che ha rivoluzionato la chimica strutturale vincendo il Premio Nobel per la Chimica nel 1964 grazie ai suoi studi sulla diffrazione dei raggi X applicata alla struttura delle biomolecole.

In campo medico e neurologico non possiamo non ricordare Rita Levi-Montalcini, premio Nobel per la Medicina nel 1986. E poi ancora Katherine Johnson, matematica della NASA, Vera Rubin, astrofisica pioniera nello studio della materia oscura che ha fornito prove fondamentali dell’esistenza di questa componente misteriosa dell’universo.-

Nonostante le conquiste del passato, le donne continuano a essere sottorappresentate nel mondo della ricerca scientifica. Barriere culturali, difficoltà di accesso a finanziamenti e posizioni di leadership limitano ancora oggi il loro contributo. Solo meno del 30% dei ricercatori del mondo sono donne, segno che l'equità di genere nella ricerca è ancora una sfida aperta. Il progresso scientifico non può prescindere dalla diversità di prospettive e talenti. Riconoscere e valorizzare il contributo delle donne nella scienza non è solo una questione di equità, ma una necessità per garantire un futuro in cui la ricerca possa davvero esprimere il massimo potenziale, senza limitazioni imposte.


Francesca Lanza
Responsabile del coordinamento editoriale della collana Scienza e Conoscenza per Macro Edizioni, formatrice, coach a indirizzo olistico motivazionale. Leggi la biografia
Responsabile del coordinamento editoriale della collana Scienza e Conoscenza per Macro Edizioni, formatrice, coach a indirizzo olistico motivazionale. Leggi la biografia

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