Il tempo non esiste
Alessandro Silva - 01/01/2016
Fu il matematico Kurt Gödel nel 1949, ad affermare come: "In ogni universo descritto dalla teoria della relatività, il tempo non può esistere".
Recenti ricerche sul tempo condotte dal fisico italiano Davide Fiscaletti e dallo scienziato sloveno Amrit Sorli suggeriscono che l'universo non ha luogo in un tempo inteso come una dimensione fisica avente un’esistenza primaria ma, al contrario, il tempo esiste solo come una sequenza, un’ordine numerico di eventi, di cambiamenti materiali. Nell'universo cioè, il tempo è solo una grandezza matematica.
Tempo e Universo
I cambiamenti dell’universo sono caratterizzati da un preciso ordine numerico. Il cambiamento “n” è seguito dal cambiamento “n+1”, a sua volta seguito dal cambiamento “n+2” e così via. Il tempo misurabile con gli orologi è dunque una grandezza che si manifesta come una sequenza di cambiamenti del tipo: n, n+1, n+2 e così via.
Il più breve intervallo di tempo misurabile è il tempo di Planck, mentre l’unità più grande è l’anno. Gli orologi sono sistemi di riferimento che misurano la velocità di tutti i cambiamenti che hanno luogo nell’universo.
Considerando il tempo come una grandezza matematica del cambiamento universale, l'universo non si modifica nel tempo ma, al contrario, è il tempo a scorrere nell'universo come ordine numerico del suo cambiamento.
L’universo di Gödel senza tempo
Nel 1949 il grande logico Kurt Gödel costruì i primi modelli matematici dell'universo in cui si ipotizza la possibilità di compiere viaggi nel passato. In ogni modello di universo in una struttura spazio-temporale, ogni fenomeno è descritto da quattro coordinate, tre delle quali rappresentano un punto dello spazio, e la quarta un preciso momento temporale: intuitivamente, ciascun punto dello spazio-tempo rappresenta quindi un evento, un fatto accaduto in un preciso luogo in un preciso istante. Il movimento di un oggetto puntiforme è quindi descritto da una curva, con coordinata temporale crescente.
Kurt Gödel è noto per i suoi teoremi, in particolare quelli di incompletezza e di indecidibilità. Nessuna teoria matematica sarebbe completa, in altre parole avrebbe al suo interno gli elementi per decidere se la sua formalizzazione sia sempre vera. Gödel analizzò l’equazione della formula dell’universo in espansione, basata su quella che lo stesso Albert Einstein chiamò linea temporale, accorgendosi che, viaggiando lungo la linea del tempo nel futuro, a un certo punto del viaggio, ci si ritrova nel passato: il punto di partenza, cioè, precede o coincide con quello di arrivo.
Gödel si accorse che l’equazione della linea temporale con la quale è costruita la teoria dell’universo permette di viaggiare nel tempo e non solo di andare avanti e indietro, ma anche che, continuando ad andare avanti si torna indietro, ovvero la via del tempo all’infinito non è semplicemente una curva ma è circolare.
Gödel concluse dunque di come fosse irrealistica una visione del tempo e di come essa dipenda dal modo umano di percepire i cambiamenti.
Le ricerche compiute da Fiscaletti e Sorli integrano e modificano quanto esposto nel secolo scorso da Godel. Fiscaletti e i suoi collaboratori negano l’esistenza di un universo come dimensione fisica che può essere sottoposta a cambiamento dallo scorrere del tempo, ma non confermano la visione di Godel sulla “scomparsa del concetto di tempo”: il tempo esiste come pura sequenza matematica di cambiamenti misurabili da un orologio.
Il tempo come una grandezza matematica e l’universo computabile
Da tempo ci si pone la domanda se l’universo abbia un ordine intrinseco oppure sia il modo di percepire l’universo che hanno gli essere umani ad attribuirgli un ordine. Tali questioni sono state lungamente dibattute, principalmente in ambito filosofico e poi fisico. Galileo, nel 1623, scriveva che non si può comprendere l'universo se prima non si impara la lingua nella quale l'universo è scritto, cioè la matematica. Con le conoscenze attuali, si può aggiungere che, se l'universo è davvero basato sulla matematica, allora presenta la qualità di essere computabile, quindi di poter simulare attraverso una macchina, quale un computer, ogni processo naturale e fisico.
Mentre nel modello “classico” dell'universo, gli eventi sono casuali e si succedono in un tempo lineare come una dimensione fisica, nel modello di universo “computabile” gli eventi sono deterministici e non richiedono il tempo come dimensione fisica ma possono anche svolgersi in una dimensione dove il tempo non è che una quantità matematica, vale a dire una semplice sequenza di eventi.
Il programma per un elaboratore deterministico dove il tempo è una sequenza numerica di eventi rimane ancora sconosciuto, tuttavia, Fiscaletti e i suoi collaboratori tentano di darne una spiegazione a partire dalla “Ipotesi della realtà esterna” (ERH), secondo la quale esiste una realtà fisica esterna completamente indipendente a quella che noi esseri umani percepiamo.
Nella fisica del 20° secolo l’essere umano, in qualità di osservatore, è diventato una parte fondamentale di ogni esperimento. In ciascun esperimento l’osservatore diviene consapevole dell’esistenza di un fenomeno fisico misurabile attraverso un dato modello matematico che descrive il fenomeno stesso. Egli è cioè un “osservatore cosciente”.
Quindi, mentre la sola mente umana ha la capacità di percepire e memorizzare gli elementi dell'universo computabile, un osservatore cosciente ha la capacità di osservare e di venire a conoscenza dei fenomeni fisici che accadono nell’universo e dei modelli che li descrivono.
In questa ottica Fiscaletti e Sorli distinguono tra coscienza, universo computabile, e universo fisico. L’universo computabile è considerato come un “universo matematico” (ossia un insieme di entità astratte interconnesse assimilabile alla realtà fisica esterna citata prima) che governa un universo fisico. L’universo computabile e quello fisico sono dunque due entità diverse delle quali un osservatore cosciente è a conoscenza.
La coscienza e l'universo matematico sono dunque entità non-fisiche che sono presenti in ogni universo osservabile e non osservabile.
Esperienza temporale ed esperienza senza tempo
Il tempo psicologico basato sulla distinzione “passato-presente-futuro", ossia l’esperienza dei cambiamenti in atto, uno dopo l’altro, in un tempo che scorre lineare, ha la sua base fisica nell’attività neuronale del cervello.
In questa prospettiva, l'esperienza umana dell’universo si verifica nel contesto psicologico del “passato-presente-futuro” attraverso il quale l’uomo stesso sperimenta il mondo.
Un osservatore inconscio non è a conoscenza del tempo psicologico interiore, per cui non farà distinzione tra tempo psicologico e tempo matematico e il suo modo di intendere l’universo avverrà attraverso un tempo psicologico lineare, sebbene questo tempo lineare non esista.
Un’esperienza temporale si comporrà, in successione, dei seguenti elementi:
1) sequenza numerica del cambiamento (tempo matematico),
2) percezione sensoriale,
3) elaborazione di un tempo psicologico lineare,
4) misura di questo tempo.
Un osservatore cosciente è consapevole del tempo psicologico ed è in grado di distinguerlo dal tempo matematico. Questo tipo di osservatore è in grado di misurare il tempo matematico senza interferenze di tempo psicologico: per cui, un’esperienza priva di tempo psicologico si comporrà di:
1) sequenza numerica del cambiamento (tempo matematico),
2) percezione sensoriale,
3) misura.
L'esperienza che un osservatore cosciente ha della realtà è senza tempo. Un osservatore consapevole, infatti, distingue chiaramente tra la realtà fisica e i modelli matematici che descrivono questa realtà.
Un osservatore cosciente è consapevole del fatto che il concetto di spazio-tempo (ossia la struttura quadridimensionale dell’universo) è prima di tutto un modello matematico e non una realtà fisica. Il tempo non è la quarta dimensione dello spazio ma solo una componente matematica della quarta dimensione.
Per un osservatore cosciente che è svincolato dai limiti del tempo psicologico, l'organismo umano è un canale di informazione biologica attraverso il quale si può entrare a conoscenza dell’universo fisico.
Lo stesso osservatore cosciente è “presente” nell'universo fisico. In contrasto con oggetti materiali che possono muoversi nello spazio universale, un osservatore cosciente non è in movimento e non cambia. Mentre l’organismo umano può muoversi nello spazio universale, un osservatore cosciente resterà a riposo. In questa prospettiva, un osservatore cosciente può essere interpretato come un “riferimento non-fisico stazionario” dell'universo.
Anche la coscienza ha la capacità di osservare e di divenire consapevole. Questo stato di coscienza critica si chiama “consapevolezza intrinseca”. Per affinare la consapevolezza del tempo psicologico interiore e poterlo così escludere dallo spazio-tempo, un osservatore profondamente cosciente dovrebbe entrare in questo stato di “coscienza intrinseca”.
Il tempo è paradossale
Fiscaletti e Sorli concludono affermando che l’esperienza che ogni essere umano ha dei cambiamenti lungo la linea “passato-presente-futuro” del tempo è il risultato delle esperienze vissute nel quadro del tempo psicologico. Per un osservatore cosciente e consapevole il tempo psicologico non influisce sul tempo dell’universo e dunque quest’ultimo può essere interpretato per ciò che realmente è, privo di esistenza.
L’intuizione di Gödel sulla non realtà del tempo come dimensione fisica in cui hanno luogo i cambiamenti trova la sua traduzione nel fatto che il tempo misurato dagli orologi è esclusivamente una quantità matematica. Il concetto di tempo può quindi essere considerato paradossale: non ha un’esistenza fisica, tuttavia, esiste solo come una grandezza matematica che può essere misurata dagli orologi.