Wilhelm Reich e la pioggia
Luigi de Marchi - 01/01/2016
Ecco il link del "Brillante" articolo: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=248340
Mio zio Giulio, preside del Politecnico di Milano e milanese Doc come il
prozio Emilio De Marchi e tutti i miei antenati, aveva un sano disprezzo per
i giornalisti alla moda e amava liquidarli con due sole parole: “ignuransa
stampata”. Mi è tornata in mente quella battuta dello zio
Giulio leggendo sul “Giornale” di Berlusconi il paginone, con tanto di
richiamo in prima pagina, dedicato da Stefano Lorenzetto a un serio e
indipendente ricercatore italiano, l'ing. Roberto Maglione, che ha il coraggio
di approfondire gli studi e gli esperimenti meteorologici di Wilhelm Reich:
un geniale innovatore delle scienze umane e naturali che, a mia volta, ebbi
il coraggio di far conoscere al pubblico italiano, tra gli insulti e le derisioni
dei nostri accademici, pubblicando e prefando, oltre 40 anni fa, una
massiccia antologia dei suoi scritti e spingendo il mio editore di allora,
Sugarco, ad assicurarsi i diritti delle sue opere. Del resto, attendersi solo
dalle università il riconoscimento e l'appoggio tempestivo delle ricerche
veramente innovative è del tutto assurdo per il semplice fatto che, nelle
carriere universitarie, è premiato il servilismo e il conformismo, cioè
esattamente il contrario della creatività e dell'innovazione.
Comunque, riflettendoci, la definizione sprezzante dello zio Giulio mi è
sembrata inapplicabile a Lorenzetto. Perché, nel suo caso, non si tratta
tanto d'ignoranza (anche se l'articolo rivela una buona dose
d'impreparazione quando parla di Marcuse come d'un seguace di Reich e
descrive Reich come un povero matto o un pornografo) quanto di
opportunismo e conformismo: una tara che, spesso anche in forma di
conformismo dell'anticonformismo, nel giornalismo italiano è molto più
diffusa e dannosa dell'ignoranza. Lorenzetto, difatti, non è affatto un
giornalista grezzo e naif; al contrario è un giornalista brillante ed elegante
che tuttavia, non certo per caso, non ha mai scritto una sola parola di
critica, e tanto meno d'ironia, contro il più forte dei nostri poteri forti,
quello vaticano, mentre nella sua raccolta di “Tipi italiani” non lesina i
sarcasmi a chi, come Maglione, combatte le sue battaglie in solitudine e
controcorrente.
Ma torniamo al tema dell'articolo e delle ricerche di Maglione. Anzitutto il
titolo del servizio (ripetuto due volte in prima e 15sima pagina e quindi
ovviamente finalizzato a suscitare derisione) è una battuta attribuita con
tanto di virgolette a Roberto Maglione, anche se mai da lui pronunciata:
“Faccio piovere con l'energia sessuale”. In realtà, Lorenzetto sa benissimo
che l'energia orgonica, su cui si concentrano gli esperimenti meteorologici
condotti da Maglione, è un'energia che Reich vide operante in tutte le
manifestazioni della natura, e quindi anche, ma non certo solo, in quelle
sessuali. Anzi, il campo meteorologico fu solo uno dei tanti (da quello
psichico a quello somatico, da quello biologico a quello astrofisico) in cui
egli studiò la presenza e il comportamento di quell'energia. Ma, da bravo
giornalista furbetto, Lorenzetto sa anche che, se si riesce a condire
qualsiasi notizia con un po' di sessualità, lo scoop è assicurato.
Ho parlato telefonicamente con Roberto Maglione e mi ha detto
di essere molto amareggiato dalla presentazione derisoria che Lorenzetto
ha riservato a lui (un ricercatore serio che ha trovato esteso
apprezzamento in settori ingegneristici altamente specializzati, come lo
stesso Lorenzetto riconosce) e ad una ricerca importante e seriamente
condotta com'è la sua. Gli ho espresso naturalmente la mia solidarietà ma
l'ho anche esortato a far tesoro del famoso motto di Winston Churchill:
“Parlate male di me, ma parlate”. Il paginone di Lorenzetto, infatti, rompe
il silenzio che il nostro assordante sistema mediatico riserva di solito ai
ricercatori solitari come Maglione e come me. Ed è importantissimo che
questo silenzio sia rotto al più presto nel campo studiato da Maglione: e
cioè la meteorologia e la possibilità di influenzarla per ridurne i danni e
moltiplicarne i benefici rispetto ai bisogni umani. Già alcuni ricercatori
americani hanno intrapreso ricerche e ottenuto riscontri sulle teorie
meteorologiche di Reich. Ora Maglione, con un gruppo di collaboratori tra
cui il mio amico biofisico Vincenzo Valenzi, autore con me del recente libro
su Reich edito da Macroedizioni nella collana “Scienza e Conoscenza”,
intende recarsi nel deserto del Sahara per vedere se, con le tecniche usate
da Reich in Arizona mezzo secolo fa, sia possibile far piovere anche nel
Sahara e restituire così a quella regione sfortunata la ricca vita vegetale e
animale che vi prosperava alcuni millenni or sono.
E in questo tremendo periodo storico in cui la riduzione della produzione
agricola e la moltiplicazione della fame nel mondo sono già iniziate,
soprattutto in Africa, a causa della follia demografica vaticana e del
crescente fabbisogno di cibo ed energia del genere umano, deridere una
ricerca come quella di Maglione è semplicemente irresponsabile.
Certo, per parte mia, quarant'anni fa mi sono subito impegnato a
diffondere e sviluppare le fondamentali scoperte di Reich in campo
psicologico (oggi pienamente riconosciute dagli accademici che mi
deridevano) mentre non ho mai creduto ciecamente alle sue scoperte in
tema di energia orgonica ed ho anzi sollecitato verifiche serie, come quelle
di Maglione.
Ed altrettanto certamente sostengo che la crisi alimentare ed energetica
mondiale non potrà essere risolta stabilmente finché la sproporzione
sempre crescente tra popolazione e risorse non sarà affrontata con valide
politiche denataliste. Ma che a promuovere la consapevolezza
dell'importanza non solo delle ricerche pionieristiche di Maglione ma anche
delle sottostanti, drammatiche realtà demografiche siano i giornalisti
furbetti e baciapile come Stefano Lorenzetto, è davvero chiedere troppo.
Bisognerà probabilmente attendere che il papa lodi Maglione, coi 400 anni
di ritardo riservati a Galileo. Accontentiamoci dunque che questi brillanti
giornalisti parlino male di noi.
by Luigi De Marchi @