Questo è un libro 4D!

LEGGI, GUARDA ASCOLTA, VIVI!

Che cos'è?

È un libro che va oltre la carta.

Contiene una serie di contenuti multimediali extra

A cosa serve?

Per immergersi nella realtà del libro

Per approfondire la conoscenza

Per vivere appieno i contenuti Macro

“Nutriamo molta ammirazione e un profondo rispetto

per i nostri pazienti, senza i quali non avremmo constatato,

giorno dopo giorno, quanta determinazione, quanta forza

e quanta saggezza possa racchiudere in sé l’essere umano.

Ci auguriamo di continuare ad aiutarli nel loro cammino,

per molto e molto tempo ancora.”

(Gli autori)

Il libro è di grande attualità. Si muove nel campo delle neuroscienze e indaga sul potere curativo del suono e della musica in rapporto all’attività del cervello.

Affronta il dramma dell’afasia e dei disturbi della parola.

Si affaccia sul complesso universo del linguaggio umano e dei meccanismi che lo governano, si addentra nei dettagli dei diversi quadri clinici e propone un trattamento innovativo, dalle notevoli prospettive. Perno del Metodo Cavallari® è uno specifico utilizzo del suono, presentato qui in un parallelismo costante fra la logica del linguaggio musicale e quella del linguaggio verbale.

Il testo si traduce in un viaggio appassionante in campi ancora poco conosciuti, attraverso l’esplorazione di mondi già affascinanti di per sé ed esaminati in un continuo confronto. Accompagna il lettore in un itinerario variegato e insolito, spesso sorprendente. Si addentra nei misteri della musica e negli enigmi del funzionamento cerebrale, osservandone attentamente le manifestazioni patologiche e suggerendo di non dimenticare, mai, gli aspetti umani e psicologici della malattia.

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GUARDA L'INTERVISTA A LUCIA E MICHELE CAVALLARI

COSA PUOI TROVARE NELLA PARTE 4D:

• Dalla rivista "Scienza & Conoscenza", edita da Macro, l'intervista in cui per la prima volta gli autori presentano il Metodo Cavallari®
• Una bussola per chi ha bisogno e desiderio di partecipare a uno dei corsi tenuti dagli autori.
• Il racconto di chi ha partecipato a uno dei corsi degli autori.
• Gli autori spiegano e analizzano uno degli schemi più apprezzati e utilizzati sia in ambito clinico sia all’interno dei loro corsi di formazione.
• Maria Cristina Zandonella Necca - neuropsicologa e psicotraumatologa creatice del Training Visivo Neuropsicologico Metodo Zandonella - parla della ricerca avviata insieme a Lucia Cavallari, Michele Cavallari e Marco Raspanti, loro stretto collaboratore.
• Gli autori raccontano un episodio avvenuto durante uno dei loro corsi rivolti ai gruppi
• Il racconto di una madre che ha condiviso l'esperienza di un figlio vittima di un incidente stradale: dedizione, duro lavoro, solidarietà, amicizia e speranza... nonostante tutto
• Considerazioni sul binomio diversità ed emarginazione: il dolore che il prossimo può provocare, anche in perfetta buona fede
• L'estemporanea esibizione linguistica di un paziente afasico, letteralmente elettrizzato dall'andamento positivo della seduta.

ESTRATTO DALLA PREFAZIONE:

Immaginiamo di essere privati della capacità di esprimerci. E immaginiamo di voler parlare, così come facciamo ogni giorno per comunicare i pensieri, le idee, le  emozioni, le decisioni. Immaginiamo poi che dalle nostre labbra escano parole che  non traducono con esattezza il disegno della mente. Oppure escano storpiate, alterate,  irriconoscibili. Oppure non escano affatto.

La persona afasica, o con disturbi del linguaggio, vive una costante dicotomia fra le intenzioni e il risultato.

L’individuo si ritrova intrappolato nella lotta quotidiana per la parola: una lotta  che può apparire crudele, perché combattuta per riappropriarsi di qualcosa che già  si possedeva – il linguaggio – e che un evento esterno ha distrutto in un istante.

E l’impossibilità di ricordare o pronunciare i vocaboli è solo una delle innumerevoli conseguenze. L’afasia stupisce, infatti, per la varietà e ancor più per la singolarità delle sue manifestazioni, come vedremo in queste pagine. Una molteplicità di  sintomi appassionante sul piano scientifico – perché proporzionale alla complessità  del cervello e della mente – ma devastante per chi ne è colpito.

C’è la vita, là fuori. C’è il quotidiano da affrontare, ci sono le persone con cui  condividere il lavoro, gli affetti, i sogni. Quando si esce dall’ambiente protetto  della terapia, dove l’empatia e l’ascolto sono al massimo livello, si è spesso assaliti  da un profondo senso di solitudine e di pena. Il mondo non risponde adeguatamente ai propri tentativi di comunicazione. Il mondo non comprende. Non  reagisce come prima.

Solo chi coglie fino in fondo il dramma della situazione può riuscire, talvolta, ad andare oltre il muro del silenzio e dell’isolamento. (…)